Le festività natalizie sono spesso raccontate come un tempo di pausa, convivialità e serenità. Ma in realtà, per molti, rappresentano anche un periodo emotivamente complesso, in cui si intrecciano aspettative, ritmi intensi, relazioni familiari talvolta delicate e la pressione di “dover stare bene”.
Come affrontare questo mix di emozioni senza rinunciare al proprio equilibrio psicologico? Ne parliamo con la professoressa Cristina Riva Crugnola, docente di Psicologia all’Università di Milano-Bicocca.
Durante le festività molte persone sperimentano un mix di gioia e stress. Quali sono, secondo la ricerca psicologica, i principali fattori che rendono questo periodo emotivamente ambivalente?
Accanto alle emozioni positive riconducibili al rilassamento legato al venir meno delle pressioni dovute ai compiti abituali di lavoro o di studio e alla possibilità di dedicarsi a obiettivi piacevoli, in effetti possono emergere durante le festività e in generale durante vacanze prolungate anche aspetti di distress psicologico. Qualcuno, a proposito delle feste natalizie, ha parlato anche di christmas blues, seguendo la tendenza attuale a moltiplicare le problematiche psicopatologiche.
Sicuramente il venire meno della routine abituale di studio o di lavoro può generare sentimenti iniziali di vuoto, ansia e di lieve disorientamento a cui dovrebbe tuttavia seguire la percezione positiva di poter progettare propri percorsi in autonomia e di potersi occupare maggiormente di sé. Al contempo, anche il mancato incontro con colleghi di studio o di lavoro può generare sentimenti di solitudine e di mancanza.
Un altro aspetto che può creare disagio è l’aspettativa di una vacanza “perfetta” o di un Natale “perfetto”, a cui possono seguire sentimenti di delusione o irritazione se qualche cosa anche minima non ha funzionato, anche rispetto all’energia spesa per i preparativi.
Infine, un elemento di distress per tutti può essere rappresentato dalla comunicazione veicolata dai media, per la quale le festività devono essere vissute in modo “positivo e gioioso” anche quando per vari motivi siamo in un momento di difficoltà. Tutto ciò rappresenta un pressing emotivo, a cui spesso è difficile sottrarsi.
Le riunioni familiari possono riattivare dinamiche complesse o aspettative implicite. Quali strategie possono aiutare a gestire i conflitti e migliorare la comunicazione durante le feste?
Sicuramente un altro fattore di distress può essere rappresentato dalle riunioni familiari del periodo natalizio, che implicano l’incontro con familiari o amici che non si frequentano abitualmente. Anche in questo caso ci potrebbero essere aspettative idealizzate o anche “preoccupate” rispetto all’incontro. Pensiamo ad esempio a un figlio che torna per Natale da un periodo di soggiorno all’estero per incontrare i genitori, dove l’idea della vigilia e di un incontro molto positivo da parte di entrambi può incontrare qualche intoppo o delusione. Oppure, altra situazione, l’incontro a lungo evitato con un familiare o amico con cui ci sono stati dei dissapori.
Ecco, per far fronte a queste situazioni non credo esistano ricette uniche, se non quella di cercare di ridimensionare le aspettative positive vs negative, predisponendosi a un incontro non troppo “atteso” o “temuto” in cui apprezzare il “momento presente”.
Molti studenti vivono le vacanze tra sessione imminente, ritorno a casa e cambiamenti di routine. Che consigli offre la psicologia per mantenere benessere, motivazione e un equilibrio sano tra studio e pausa?
Anche per gli studenti gli elementi di distress possono essere simili a quelli citati più sopra: perdita della routine abituale, mancata frequentazione con gli altri studenti a cui possiamo aggiungere il maggiore tempo passato in famiglia o il ritorno in famiglia per gli studenti fuori sede; quest’ultimo aspetto può essere vissuto anche come parziale perdita dell’autonomia conquistata con la frequenza universitaria.
La strategia per affrontare questi fattori di distress credo sia quella di poter continuare la propria routine di studio - con ritmi più rilassati - e la frequentazione di amici o colleghi in modo da poter fronteggiare le preoccupazioni rispetto a sessioni di esame o altro implicate dal rientro in università ed anche le spinte “regressive” del tempo speso in famiglia.